Rodopi
letto da Ilaria Fioravanti
Rodopi
Provenienza: Egitto (AFRICA)
Molto tempo fa, nella terra d’Egitto, la terra del Nilo verde, del Mediterraneo azzurro e del sole nascente, viveva una schiava di nome Rodopi. Rodopi era nata in Grecia, ma era stata rapita dai pirati e venduta come schiava in Egitto. L’uomo che la comprò era un vecchio gentile, ma passava la maggior parte del tempo dormendo e non si accorgeva di quanto Rodopi soffrisse a causa delle altre serve, che non smettevano mai di prenderla in giro.
I loro capelli erano lisci, neri ed eleganti; i suoi, dorati, ricci e ruvidi. I loro occhi erano scuri e profondi; i suoi, verdi e luminosi. La loro pelle splendeva come rame, bronzo e sabbia; la sua era chiara e delicata, e si scottava facilmente al sole. Così le facevano fare tutti i lavori mentre il vecchio dormiva.
«Va’ al fiume a lavare i vestiti!», «Rammenda la mia veste!», «Scaccia le oche dal giardino!», «Cuoci il pane!», le gridavano.
Rodopi aveva solo gli animali come amici. Aveva addestrato gli uccelli a mangiare dalla sua mano, una scimmietta a sedersi sulla sua spalla, e persino il vecchio ippopotamo usciva dal fango sulla riva per starle vicino. A fine giornata, se non era troppo stanca, scendeva al fiume per stare con gli animali; e se le restava un po’ di energia, danzava e cantava per loro.
Una sera ebbe più forza del solito, perché la giornata era stata fresca. Persino il padrone aveva approfittato del bel tempo e si era addormentato sotto un albero vicino al fiume. Quando il lavoro fu finito, Rodopi scese al fiume con i suoi animali e danzò e cantò così leggera e bene che i suoi piedi appena sfioravano la terra. Il vecchio si svegliò e la ascoltò: ammirò il suo talento e pensò che una fanciulla così non dovesse essere senza scarpe. Ordinò allora per lei un paio di speciali pantofole: erano morbide e di un delizioso rosso-rosato.
Ma da quel momento le altre serve la presero ancora più in giro, gelose delle sue bellissime scarpette rosse.
Poco tempo dopo giunse la notizia che il Faraone avrebbe tenuto corte a Menfi: ci sarebbero stati canti, danze e banchetti per giorni. Tutto il regno era invitato. Naturalmente Rodopi desiderava andare a danzare e cantare con gli altri. Ma non fu possibile: mentre le serve si preparavano con i loro abiti migliori, la caricarono di altri lavori da finire prima del loro ritorno, impossibili da completare in tempo.
Partirono sulla loro zattera lasciando Rodopi triste sulla riva. Mentre iniziava a lavare i vestiti, cantava sottovoce:
«Lava la tela, strappa le erbacce, macina il grano…».
Per la delusione, immerse e sbatté i panni più del necessario, e gli spruzzi bagnarono i suoi sandali. Li tolse in fretta, li mise ad asciugare al sole e tornò al lavoro. Ma il cielo si oscurò e vide un falco scendere in picchiata, afferrare uno dei suoi sandali e volare via. Rodopi rimase stupita: capì che era il dio Horus ad aver preso la sua scarpa. Nascose l’altra nella tunica e continuò a chiedersi che cosa significasse quell’apparizione.
Intanto il Faraone Amasi, seduto in trono a Menfi, annoiato dai balli poco ispirati, desiderava distrazione. All’improvviso, il falco lasciò cadere sulle sue ginocchia il piccolo sandalo rosso-dorato. Il re lo raccolse e lo esaminò attentamente: era certo che fosse un segno del dio Horus.
Allora emanò un decreto: tutte le fanciulle d’Egitto avrebbero provato quella scarpa, e la proprietaria sarebbe diventata sua regina, poiché così avevano deciso gli dèi.
Quando le serve tornarono, le feste erano finite e il faraone era già partito in cerca della padrona del sandalo. Cercò nelle grandi città senza trovarla; poi prese la barca reale e risalì il Nilo, fermandosi in ogni approdo e ordinando alle fanciulle di provare la scarpetta.
Alla fine giunse alla casa del padrone di Rodopi. Al suono dei gong e delle trombe, vedendo le vele di seta color porpora, Rodopi si nascose tra i giunchi, spaventata. Le altre serve corsero invece all’approdo a provare la scarpa.
Appena la videro, riconobbero che apparteneva a Rodopi, ma per invidia tacquero. Eppure, per quanto ci provassero, nessuna riuscì a calzarla. Mentre fingevano di riuscirci, il faraone scorse Rodopi nascosta e la invitò ad avvicinarsi.
Rodopi infilò il piede nel sandalo e, sorridendo, tirò fuori dalla tunica l’altro, identico. Allora il faraone capì che era lei la predestinata dagli dèi, e proclamò che sarebbe stata la sua regina.
Le serve protestarono:
«È una schiava! Non è nemmeno egiziana! I suoi capelli, i suoi occhi, la sua pelle e i suoi abiti non sono degni: una di noi sarebbe una regina migliore!»
Ma il faraone rispose:
«Ella è la più egiziana di tutte… perché i suoi occhi sono verdi come il Nilo, i suoi capelli biondi come il papiro, e la sua pelle rosa come il fiore di loto.»