Persefone e Ade

13/10/2025
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letto da Giovanna Cappuccio



Persefone e Ade

Provenienza: Grecia (Europa)

All’inizio dei tempi, la terra era un giardino senza fine. Il sole non conosceva tramonto, i campi erano generosi in ogni stagione e i prati, rivestiti di fiori, non appassivano mai. Era Demetra, la dea dei raccolti, a custodire questo dono, vegliando con amore sulla vita che germogliava ovunque.

Accanto a lei viveva Persefone, la figlia, fanciulla di luce e di canto. Correva tra i boschi della Sicilia intrecciando ghirlande, e le Ninfe le facevano corona, danzando accanto a lei. La sua risata era come acqua limpida che scorre.

Ma non tutti gli dèi condividevano tanta gioia. Ade, signore dell’Oltretomba, regnava nel silenzio e nel buio. Nessuna dea aveva mai accettato di scendere laggiù per sedere al suo fianco. Ogni volta che emergeva sulla terra, Ade contemplava con nostalgia il sole, e la sua solitudine si faceva più profonda.

Un giorno i suoi occhi incontrarono quelli di Persefone. Tra i fiori, il suo volto brillava più della luce del giorno. «È lei che voglio accanto a me», pensò. Ma sapeva che Demetra non l’avrebbe mai concesso. Così, sul suo carro nero, squarciò la terra e la rapì. La giovane gridò, cercando invano la madre: «Lasciami! Madre, aiutami!» E la voragine si richiuse su di loro.

Nel buio del regno sotterraneo, Persefone pianse e tremò. Ma nel cuore del dio vide una solitudine più grande della sua. Ade non era crudele: parlava con voce grave, ma colma di desiderio di amore. Le mostrava il suo regno, gli abissi e i segreti che custodiva, e pian piano, il timore della fanciulla si trasformò in pietà, poi in dolcezza, e infine in un sentimento inatteso.

Intanto, sulla terra, Demetra si aggirava disperata. Non udendo più la voce della figlia, domandava al mare:
«O mare infinito, hai visto mia figlia?»
E il mare rispose: «Ho accolto il suo riflesso, ma non i suoi passi.»

Chiese al vento: «O vento, che corri ovunque, hai udito la sua voce?»
E il vento sospirò: «Ho ascoltato un grido lontano, ma non so dove sia stata trascinata.»

Domandò alla terra: «Madre antica, dimmi dov’è la mia bambina.»
E la terra tacque, ferita dall’abisso che si era aperto.

Invocò gli alberi: «Fratelli silenziosi, avete visto Persefone?»
E gli alberi mormorarono: «Abbiamo visto fiori cadere dalle sue mani, poi più nulla.»

Demetra vagò per nove giorni e nove notti senza cibo né riposo. Al decimo, stremata, si accasciò presso un fiume. Lì scorse una ghirlanda di fiori che galleggiava, e il suo cuore si spezzò.

Fu allora che Elios, il Sole, ebbe pietà. «Non cercare più in superficie. Persefone è negli Inferi, rapita da Ade, con il consenso di Zeus.»

Demetra levò un grido che fece tremare la terra: «Se mia figlia non tornerà, la vita non tornerà neppure!» E la terra si fece sterile, i frutti caddero, i fiori appassirono, e il gelo entrò nei campi.

Vedendo gli uomini morire di fame, Zeus inviò Hermes a reclamare Persefone. «Devo riportarla da sua madre!» disse il messaggero degli dèi.

Allora Ade porse alla fanciulla una melagrana aperta. I suoi chicchi scintillavano come rubini nel buio. «Mangiane, Persefone. Se lo farai, sarai legata per sempre a questo regno. Ma io non ti costringo: la scelta è tua.»

Hermes la supplicò: «Non farlo! Altrimenti non potrai mai essere libera.»

Persefone guardò Ade negli occhi e sorrise. «La mia libertà è scegliere chi amare. Io tornerò da mia madre, ma sarò anche la sposa di Ade e regina degli Inferi.» E lentamente, con gesto solenne, mangiò sei chicchi, uno dopo l’altro.

Quando tornò alla luce, Demetra la abbracciò con pianto di gioia. «Sei tornata, figlia mia! Non ti lascerò più andare!»

Ma Zeus parlò con voce che non ammetteva replica: «Persefone ha assaggiato i frutti dell’Oltretomba. Non può restare del tutto. Per sei mesi vivrà con la madre, e per sei mesi con Ade.»

«Così sia» disse Persefone. «Sarò figlia e regina, luce e ombra.»

E da allora, quando Persefone torna alla madre, la terra rifiorisce: i campi si vestono di spighe, i fiori sbocciano, e il sole si ferma più a lungo nel cielo. È la primavera, seguita dall’estate rigogliosa. Ma quando discende nel regno delle ombre, la tristezza di Demetra avvolge il mondo, e la natura cade nel gelo: è l’autunno, poi l’inverno.

Così il tempo prese a scorrere in cicli eterni, e gli uomini impararono che la vita è un continuo alternarsi di assenze e ritorni, di morte e rinascita, di oscurità e di luce.