KAHUKURA E I COSTRUTTORI DI RETI
letto da Roberto Giannuzzi
KAHUKURA E I COSTRUTTORI DI RETI
Provenienza: Nuova Zelanda (Oceania)
Kahukura stava risalendo la costa per andare a trovare alcuni suoi parenti, che abitavano nel lontano nord di questo paese, quando gli capitò di passare davanti a un posto dove notò che avevano pulito una grossa quantità di sgombri appena pescati. Questo accadde quando ancora la nostra gente prendeva il pesce con gli ami e le lenze. Sulla spiaggia si vedevano ammassate le budella di migliaia di pesci e nelle vicinanze si scorgevano delle impronte umane.
Partendo da questi segni Kahukura dedusse che un grandissimo numero di pesci tawatawa erano stati pescati da un numero ridotto di persone, perché c’erano poche impronte.
In un primo momento suppose che fossero di persone che abitavano nella zona, anche se ne era molto sorpreso. In seguito fece la scoperta che queste orme erano state lasciate nella notte. «Quelli che hanno pescato qui non sono gente comune» rifletté allora. «Quelle orme sono i segni delle patupaiarehe. Solo loro sono in effetti in grado di prendere tanto pesce con le loro lenze. Se ci fossero stati qui degli uomini avrebbero lasciato i segni delle canoe e altre tracce umane.»
Dopo questa scoperta, Kahukura decise di non continuare il viaggio verso la casa dei suoi parenti, ma di tornare a Rangiawhia
, dove aveva trascorso la notte precedente. Raccontò alla gente quanto gli era capitato di vedere e chiese anche di accompagnarlo alla spiaggia quando calava il buio. Ma la risposta fu che non se la sentivano, perché avevano paura.
Quella notte Kahukura tornò da solo nel posto dove gli sgombri pescati erano stati puliti e si nascose. Per molto tempo non accadde nulla. Finalmente udì le voci di persone che erano fuori in mare. Si gridavano a vicenda: «La rete qui! La rete qui!» e dicevano altre cose di cui non riuscì a cogliere il significato.
Mentre le osservava al buio, vide che toglievano dalla canoa qualcosa che non riuscì a distinguere bene. Poi trascinarono la fune verso la spiaggia e, mentre attendevano al loro lavoro nell’oscurità, cantavano il loro canto, che così diceva:
«Cala la rete nel mare a Rangiawhia
e tirala su a Māmaku.»
Ne dedusse che le patupaiarehe erano creature di buon umore e allegre.
Ora Kahukura era un uomo dalla pelle chiara come le patupaiarehe; così, mentre tiravano la rete sulla spiaggia, si mescolò tra loro e le aiutò. Avendo una pelle molto pallida non venne notato. Tirarono a riva la rete senza che restasse impigliata tra quelle rocce chiamate Tawatawauia, e ripeterono la stessa operazione parecchie volte, nel corso della notte, aiutate da Kahukura, finché sulla sabbia ci fu pesce in grande abbondanza.
Quelle rocce portavano il nome di Tawatawauia, che significa «Liberazione degli sgombri dalle maglie delle reti»; in effetti l’uomo restò sorpreso che le reti di queste creature non si impigliassero mai.
Non erano ancora apparse in cielo le prime luci dell’alba, quando quelle persone si accorsero che il tempo stava per finire. Kahukura notò che non dividevano la pesca in mucchi separati, come fanno gli uomini, ma tutte prendevano delle strisce di lino e ci infilavano i pesci che volevano, facendole passare nelle branchie e facendo poi un cappio con un nodo scorsoio.
«Su, lavorate in fretta!» continuava a gridare il loro capo. «Siate veloci, prima che spunti il sole!»
Sapevano, infatti, che se il sole avesse battuto su di loro, sarebbero morte all’istante.
Kahukura imitò le creature, ma prese solo un pezzetto di lino e fece un nodo poco sicuro con l’estremità grossa e rigida. Inoltre, ogni volta che riempiva il cappio di pesci, questo si scioglieva e il poveretto era costretto a ricominciare. Ciò gli accadde più volte, finché una delle patupaiarehe, impietosita, lo aiutò a sistemare i pesci. Ma il nodo continuava a sciogliersi, così Kahukura causò un ritardo a quelle creature, e il loro lavoro si protrasse finché la luce del giorno apparve nel cielo.
Appena ci fu luce sufficiente, le patupaiarehe si resero conto che era un uomo e non una di loro. Si spaventarono, cominciarono a tremare e a gridare, e scapparono via senza preoccuparsi del pesce e della rete.
L’uomo notò che le canoe erano semplici bastoncini di lino. In questo modo queste creature lasciarono lì la loro rete da pesca.
Kahukura poté così scoprire com’era fatta la rete, prendendone una lenza e copiandone i punti, che gli uomini ancora non conoscevano. Portò con sé la rete, che gli servì da modello, e insegnò ai figli come si costruiva.
Così le persone che vivevano sulla costa vicino a Rangiawhia appresero l’arte di fare le reti e la tramandarono alla nostra gente nei tempi antichi. In questo modo impararono a prendere molti pesci e non soltanto uno o due.